venerdì 12 novembre 2010

Ritorno al futuro:il voto di preferenza

Da qualche anno a questa parte quando si sommano le parole "politica" e "cittadino",il risultato è inevitabilmente "distanza".Purtroppo la classe dirigente si è allontanata dal paese reale,per una serie di ragioni,di cui la più lampante è l'abolizione del voto di preferenza.
La ratio che sottendeva la nuova legge elettorale,vale a dire la stabilità e la governabilità del Paese,era ed è ancora valida a mio avviso.E diversamente non potrebbe essere se si hanno a cuore le sorti della nostra Nazione.Del resto un Governo ed una maggioranza democraticamente determinati hanno bisogno della solidità necessaria per concepire,sviluppare ed approvare le leggi e le riforme di cui ha bisogno il Paese per progredire.
Ma se la mancanza cronica di stabilità di governo era la malattia da curare,la terapia adottata,se da una parte ha alleviato un problema,dall'altra ne ha generati altri.
La nostra,ci tengo a ricordarlo,è una democrazia parlamentare,in cui i cittadini scelgono i propri rappresentanti negli organismi legiferanti.
L'attuale sistema elettorale la sta trasformando in una democrazia partititica,in cui sono i partiti a decidere chi rappresenta i cittadini.E questo non solo è contrario alla Costituzione,ma è contrario anche allo spirito democratico che ispira la nostra società.
Ma in questo sistema non c'è solo un problema costituzionale.
Ad essere in crisi è anche la selezione della classe dirigente,fortemente condizionata dal vigente "Porcellum''(latinizzazione della più triviale definizione italiana data dall'estensore della legge elettorale On. Calderoli).
Oggi si siede in Parlamento in virtù della cooptazione delle segreterie partitiche.E ciò ha determinato quello che è sotto gli occhi di tutti.
Il significato politico del termine  "l'eletto" ha smesso di essere "colui che è scelto dagli elettori" per diventare "l'ELETTO",il prescelto dagli Dei che abitano l'empireo della politica.
Sinceramente credo che siamo tutti arcistanchi di vedere mortificata la sovranità elettorale dei cittadini;così come  sembra sempre più svilita la passione di chi quotidianamente fa la sua onesta militanza lontano dalla luce dei riflettori.Di chi sottrae generosamente tempo al lavoro,alla famiglia e allo svago per dedicarsi ai problemi della collettività;di chi ogni giorno è tra la gente ad ascoltare i suoi problemi;di chi mette la faccia sulle rogne del quotidiano vivere civico;di chi ha alle spalle una storia di impegno e ne va fiero.
La nostra idea di democrazia deve essere ed è quella genuina del potere che deriva dal basso,e mal si concilia con l'apparizione di figure sconosciute imposte dall'alto.
La Libertà nella quale crediamo si coniuga con la parola Popolo,di cui è padre e madre.
Per questo dobbiamo promuovere,sostenere e chiedere il ritorno al voto di preferenza;non già come panacea di tutti i mali del Paese,ma come attestazione formale e sostanziale della sovranità dei cittadini italiani.

                                                                                                                            
Giuseppe Meola

venerdì 5 novembre 2010

Gli affari festeggiano la morte di Kirchner

MARK ENGLER
dissentmagazine.org

Raramente lo si vede scritto in termini così espliciti. Mercoledì scorso Néstor Kirchner - passato presidente argentino, candidato alle elezioni dell’anno prossimo e marito dell’attuale presidente Cristina Fernández de Kirchner – è morto improvvisamente di infarto. I mercati hanno gioito.

Un articolo della Reuters intitolato “Gli assets argentini aumentano alla morte dell’ex presidente Kirchner”, riporta: 


“Una vacanza del mercato in Argentina ha bloccato i prezzi locali, ma gli investitori hanno aumentato improvvisamente i credit ed equity assets nei mercati globali in seguito alla notizia della morte improvvisa di Kirchner, 60 anni, marito della attuale presidente Cristina Fernandez: