lunedì 23 maggio 2011

Il Risiko delle banche sul tavolo della politica.

Alzi la mano chi legge le pagine economiche dei quotidiani,o prestano attenzione ai servizi dei tg che parlano di finanza(le poche volte che succede).
Molti di voi staranno pensando "già si fa fatica ad ascoltare quei farabutti della politica,figuriamoci i banchieri".E come darvi torto?Del resto il mondo della finanza appare come qualcosa di completamente estraneo ed astruso dalla realtà quotidiana con cui facciamo i conti.
Ad un trentenne precario,ad una casalinga alla terza settimana del mese,ad un piccolo imprenditore strangolato dalle banche,cosa importa se Giovanni Galateri di Genola diventerà il nuovo presidente delle Assicurazioni Generali dopo che Cesare Geronzi si è dimesso? Niente. Per te che fatichi per sopravvivere non c’è nessuna “svolta epocale”.


Chi sia Geronzi,cosa rappresenti,quali siano i suoi ganci politici è difficile che interessi.Eppure "è uno che conta";questo tizio è la personificazione di un certo modo, paludato e impastoiato con i partiti, di fare finanza e di un certo mondo, a metà fra Chiesa e Berlusconi, tutto romano e di potere. Rappresenta uno dei volti del cosiddetto salotto buono. Ma l’uomo della strada ne era escluso prima e resterà escluso anche dopo la sua uscita di scena. Perciò le paginate dedicate agli intrighi e ai retroscena delle dimissioni di Geronzi (accusato di falso e bancarotta per il crac Cirio) sono esercizio autoreferenziale offensivo per la gente che a che fare con la vita vera.


Le liti,le trame,le beghe fra banchieri, industriali e manager riguardano una dimensione parallela tutta loro. Il guaio è che le manovre che la agitano e la squassano, nel linguaggio incomprensibile e nell’aura semi-occulta in cui è avvolta, rappresentano i movimenti del potere dominante.Movimenti che,scendendo per le scale sociali,investono l’esistenza di tutti noi, ignari e incoscienti sudditi. Il quotidiano spettacolo della politica è la facciata visibile, ma dietro le quinte questi signori grigi e azzimati,sconosciuti ai più,decidono con le loro lotte gli assetti del potere reale, quello finanziario. Sono i finanzieri ad avere le chiavi della cassa. E in una società totalmente regolata in base alla quantità ed il peso del denaro,chi tiene i cordoni della borsa è il padrone.



Quindi,se è vero che per il cittadino comune ignaro nulla cambia apparentemente,per quelli più coscienti ed informati è importante sapere quello che si muove sopra le loro teste.E visto che se state leggendo questo scritto appartenete alla seconda categoria,andiamo avanti...


Riassumendo e semplificando,Cesare Geronzi(un passato da banchiere andreottiano, personaggio trasversale perchè “centrista”, già dominus della decisiva Mediobanca, vicino al premier)aveva scontentato un po’ tutti dopo il suo arrivo al vertice delle Generali appena un anno fa. Il suo disegno era fare del Leone di Trieste, prima forza finanziaria del paese, l’indiscussa centrale di comando al fine di gestire il potere secondo metodi tipicamente romani (alla Fazio, per capirci), che non a macinare affari.



Il suo disegno era funzionale alla conquista berlusconiana della stanza dei bottoni: in Mediobanca, prima azionista di Generali, il capo del governo è presente nel board tramite sua figlia Marina, il sodale Tarek Ben Ammar, l’amico Salvatore Ligresti e il fido Ennio Doris. L’influente ministro dell’economia Giulio Tremonti aveva inizialmente appoggiato la presidenza Geronzi. Ora è stato uno dei suoi affossatori in contrasto con Gianni Letta, ombra di Silvio e diretto rivale di Giulio nel conflitto interno al governo. Contro Geronzi la guerra è stata scatenata sulla piazza mediatica dal bulldozer Diego Della Valle, alleato di ferro dell’ambizioso Luca Cordero di Montezemolo. Ma anche il costruttore ed editore Caltagirone (vicino a Casini), per non dire di Palenzona (Unicredit, centrosinistra) hanno dato il via libera al siluramento. 
Politicamente, a perderci è stato dunque Berlusconi, che oltretutto si vede sempre più insidiato in casa dall’infido Tremonti. Ma a perderci è anche, nient’affatto paradossalmente, Gianni Bazoli (Intesa), l’eminenza della finanza cattolica lombarda legata al centrosinistra, che con Geronzi aveva creato un filo rosso per mantenere l’equilibrio generale. Ciò, ad esempio, ha garantito che non venissero toccati i delicatissimi pesi e contrappesi nel patto che governa il Corriere della Sera, preda ambita da chi coltiva sogni di gloria. E il sospetto è che a coltivarne uno di portata storica è il duo Della Valle-Montezemolo: il famigerato Terzo Polo che pare si stia preparando è un progetta che mira a colpire e in prospettiva sostituire il blocco berlusconiano, d’accordo con la sinistra non casualmente chiamata “bancaria” per la sua contiguità con le maggiori banche (Intesa, Unicredit). La partita avrà il suo vero finale a fine anno, quando si dovrà rinnovare l’accordo di controllo di Mediobanca.
Come si vede, una normale storia dell’inaccessibile empireo dei potenti. Una storia di potere che non è in nostro potere. Come non lo è niente,del resto,nella pseudo-democrazia imperante,in cui una ventina di persone a capo di tre o quattro consigli di amministrazione decretano la sorte di un intero paese.E questo avviene senza che noi,comuni ed impotenti cittadini,possiamo avere la minima possibilità di incidere direttamente.
Con buona pace di chi si ostina a strillare indignato da destra-sinistra-centro-sopra-sotto-di lato-di traverso,lo sviluppo delle dinamiche politico-economiche avviene orizzontalmente,coinvolgendo e tenendo sullo stesso piano tutta la classe dirigente.
Comprendere questo è il primo passo verso la conquista della libertà.
Stay tuned.





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