martedì 1 novembre 2011

Mario Draghi:da dove viene e dove ci porta.

E' di questi giorni la notizia che anche il Fondo monetario internazionale(Fmi) entra in scena per la gestione della crisi in Europa.
Ok,se state pensando all'Argentina,siete autorizzati a "toccarvi" scaramanticamente... 
Battute a parte,questo fatto segna l'ingresso della crisi finanziaria e del debito di Eurolandia,in una nuova fase.
Quello che verosimilmente uscirà dagli sviluppi della crisi,sarà un nuovo assetto geofinanziario e geopolitico.Una specie di rimescolamento totale dei fattori alla base dello status quo.


In questi frangenti,il posizionamento dei pezzi giusti sullo scacchiere degli organismi di controllo internazionali è fondamentale.Il rinnovamento dei vertici del Fmi e della Bce sono quindi fondamentali per capire le strategie in atto.



Come sappiamo tutti il nuovo presidente designato della Bce è il nostro Mario Draghi,già celebre in tutta Europa col nomignolo o appellativo di SuperMario.
Quello che però non è chiaro a molti è il suo background,la sua "visione" e le relazioni internazionali che lo hanno portato così in alto.


E allora andiamo a dare un'occhiata a un pò del passato del nostro connazionale.E per farlo ci avvaliamo del lavoro svolto da Tuur Demeester,e pubblicato su Zero Hedge.


Uno dei soprannomi con cui Draghi è celebre in Italia è "Signor altrove”,perché spesso vuole essere in due posti contemporaneamente e perché scompare regolarmente col suo cellulare per consultare persone come Timothy Geithner.Questi contatti con le elite finanziarie americane non sono una coincidenza: Mario Draghi ha ottenuto il suo PhD(perfezionamento accademico) in economia al MIT di Boston nel 1977, la stessa istituzione universitaria che appena due anni dopo ha onorato dello stesso titolo,ad honorem,Ben Bernanke. E le connessioni sono ben più profonde, come vedremo presto.

Fra il 1991 e il 2001 Draghi ha fatto carriera come segretario del Tesoro Italiano. E’ stato anche presidente del comitato responsabile per la privatizzazione del sistema bancario italiano,avvenuto attraverso due leggi entrate in vigore nel 1992 e nel 1998. Di fatto queste due leggi resero vuota la versione italiana del 1936 del Glass-Steagal Act,che proibiva alle banche italiane di mixare le attività da banca d’investimento (intermediazione finanziaria fra chi presta e chi ottiene il prestito) con quella di banca commerciale (tenere al sicuro i risparmi). Inaltre parole: da allora le banche italiane sono state introdotte all’eccitante ed insostenibilmente rischioso mondo del banking moderno.



Nello stesso tempo gestì la stagione delle grandi privatizzazioni che smantellarono il sistema delle aziende partecipate dello Stato,la cui pianificazione è fatta generalmente risalire al famoso incontro sul panfilo della Regina Elisabetta "Britannia".


Successivamente Draghi se ne andò a lavorare per la banca d’investimento Goldman Sachs, internazionalmente conosciuta come “la piovra”,per avere un dito infilato in ogni torta (Un esempio su tutti: nel 2006 l’ex-CEO della Goldman-Sachs Hank Paulson diventò segretario del tesoro degli Stati Uniti. Quando la crisi finanziaria colpì Paulson lasciò andare sotto due banche: Bear Sterns e Lehman Brothers.Coincidenza vuole che queste due erano concorrenti della Goldman Sachs).
Dopo 5 anni con la Goldman,è diventato Governatore della Banca d’Italia nel 2006,succedendo ad Antonio Fazio.

E adesso le cose si fanno interessanti: nello stesso anni Draghi è diventato anche presidente del Financial Stability Forum (FSF). L’FSF, fatto nascere dal G7, era un Think Tank di banchieri centrali e ministri delle finanze con la "mission" di supervisionare e regolare la“stabilità glogale” del sistema finanziario. Sin dall’inizio l’FSF fù chiaramente dominato dal mondo finanziario anglosassone: il suo primo chairman,Andrew Crockett,era stato precedentemente Direttore Esecutivo della Bank of England e divenne in seguito chairman della JPMorgan International.Il secondo chairman dell’FSF,Roger W. Ferguson, poi andò a lavorare per la Federal Reserve (FED). E l’erede di Ferguson è stato il goldmaniano Mario Draghi (che si era guadagnato il soprannome di “super mario” durante gli anni alla Goldman Sachs).

In una lettera ufficiale del 2008 spedita ai ministri e ai banchieri centrali dei G20, Mario Draghi come capo dell’FSF e Dominique Strauss-Kahn come capo dell’Fmi scrissero che avrebbero voluto “chiarire come vediamo i ruoli dei nostri due corpi”. Nella lettera Draghi e Strauss-Kahn descivono come i governi sono responsabili per“implementare le politiche nel settore finanziario” e l’Fmi è responsabile per la “sorveglianza del sistema finanziario globale”. E chi sarà a fare le leggi che regolano il sistema finanziario? Risposta esatta! L’FSF, che è in carica per “l’elaborazione… la supervisione… e la regolamentazione delle politiche e degli standard”.

In altre parole le autorità nazionali devono diventare i cittadini, l’Fmi diventa la polizia e l’FSF diventa il governo del mondo finanziario. Di fatto questo è un “affare” già concluso. Tutti conosciamo le norme di Basilea che sono state e sono impostealle banche. Bene, queste sono state disegnate e decise dall’FSF che appunto tiene i suoi meetings nel palazzo della Bri (la Banca dei Regolamenti Internazionali) nella città svizzera di Basilea.

Nel 2009 il G20 ha deciso di rendere le cose più ufficiali ed ha fortemente espanso il ruolo del piccolo club di Draghi. Da allora l’FSF è diventato l’FSB (Financial Stability Board).E Mario Draghi mantenne il ruolo di presidente.

E che fa l’FSB? Sta mappando tutte Banche sistemicamente importanti a livello globale, così da poter fare una classifica di quali dovranno andare sotto e quali verranno salvatate.Almeno questa è la mia interpretazione. Diamo un’occhiata alle prove.

Torniamo indietro ai tempi del padrino dell’FSF, il suo primo chairman Andrew Crockett. Quest’uomo non solo ha connessioni con la Bank of England e con la JPMorgan, ma è stato anche General Manager della BIS (sino al 2003) e Managing Director dell’Fmi. Se c’è una persona a meritare l’appellativo di “ragno della rete” è proprio Crockett.

Nel 2005 Crockett ha scritto un articolo in un libro intitolato “Sistemic financial crises: resolving largebanks insolvencies”. In questo articolo il "supra central banker" ha scritto che“Ci sono di base due modi per assicurare che una grossa istituzione finanziaria non abbia mai da dover essere salvata. La prima è dotarla di un “cuscino” di capitali così largo da eliminare virtualmente ogni rischio di failure”. Ma questa ipotesi è scartata da Crockett perché “inefficiente” e non farebbe altro che “spostare il rischio altrove” (dove non lo capisco).
Ed ecco il secondo modo per evitare il fallimento delle grosse banche: “La seconda strada… sarebbe di adottare una politica del “too big to fail”, in cui i governi dovrebbero assumersi il compito di stare dietro ad istituzioni il cui fallimento avrebbe conseguenze sistemiche”. Ad essere sinceri Crockett nota che se le banche sono coscienti che la politica del “too big to fail” è in atto potrebbero prendersi rischi maggiori e quindi i regolatori dovrebbero combinare la prudenza con la libertà di competere.

Nel resto del pezzo Andrew Crockett discute dei vari modi in cui le Banche possono essere salvate dalla bancarotta e dice: “in una crisi è altamente desiderabile che una singola autorità si prenda carico di dirigere e coordinare i responsi delle varie autorità (e forse anche dei Governi e le Banche Centrali)”. E questa è la conclusione del’’articolo di Crockett del 2005: “E’ di qualche conforto sapere che questo tipo di crisi è altamente inusuale e potrebbero passare decadi primache ne avvenga una.Ma se dovesse arrivare credo che sarebbe bene essere meglio preparati di quanto non siamo ora”.

E’ quindi possibile dire che il Financial Stability Board, ora con Draghi come presidente, sia l’incarnazione del sogno di Crockett del 2005, per definizione un istituto che può coordinare il bailout di grosse banche quando dovesse colpire una grossa crisi finanziaria, così da mantenere la“stabilità globale”? Io penso di si.

Ed ora questo governo finanziario globale ha cominciato ad agire. Nel giugno del 2011 l’FSB ha pubblicato un documento in cui si fornisce una “assetsment methodology” per identificare le “Banche sistemicamente importanti e livello globale” (G-SIBS) in cui l'obiettivo, fra le altre cose, è di “ridurre la loro probabilità di fallire”.

Come reazione la Hong Kong Association of Banks ha scritto che “La categorizzazione proposta in Banche sistemicamente importanti e livello globale(G-SIBS) porterebbe alla creazione di un livello di gioco non in campo … e porterebbe ad un sistema bancario a due tier consistente di G-SIBS e non-G-SIBS”. In altre parole le banche sistemicamente importanti , molto probabilmente identificate con le banche associate al gruppo dei 30, diventeranno i cittadini di prima classe che saranno sempre salvati,ricevendo benefit speciali e privilegi mentre le altre banche potranno finire nella rete come piccoli pesci nell’evento di una bank run (i correntisti che corrono a cercare di ritirare i loro risparmi prima che sia troppo tardi) o per problemi di liquidità. Se una banca va sotto (sott’acqua) le parti migliori saranno divise fra le G-SIBS.

Uno scenario probabile per i mesi prossimi, direi, è che il presidente della Bce Mario Draghi farà di tutto per salvare le grosse Banche Internazionali, con una preferenza per le Banche associate al Gruppo dei 30 (JPMorgan, Citybank, Goldman Sachs, Morgan Stanley,BNP Paribas, Deutsche Bank), anche se questo può voler dire sacrificare qualche banca minore,e maggiore austerità per i cittadini dei paesi membri. 
Dato che Draghi ha la “stabilità mondiale” in testa potrebbe anche essere che voglia contribuire a togliere la spina all’euro come transizione verso una valuta di riserva globale.

Sembra anche verosimile che sarà garantito all’Fmi un ruolo più significativo nel regolare la crisi dell’euro. Per le implicazioni di questo l’America latina potrebbe servire come metro di paragone. In questo continente sono stati tenuti al potere una varietà di regimi socialisti grazie ai prestiti dell’Fmi. E quando le valute locali sono state distrutte dall’iperinflazione,il dollaro le ha sostituite.Questo ha rafforzato la posizione mondiale del dollaro come valuta di riserva mondiale.Allo stesso modo una Unione Europea al collasso potrebbe essere il target di espansione di una nuova divisa internazionale indicata da interventisti monetari globali come Dominique Strauss-Kahn e Zhou Xiaochuan.

Questo cosa vorrà dire in pratica?

Ecco come potrebbero andare le cose:

1) Le zecche della Bce serviranno a stampare soldi per salvare principalmente la banche più grosse.Larghe quantità di Quantitative Easing non sono più impensabili nell’eurozona e,come negli States,i nuovi soldi saranno usati principalmente per salvare il capitale delle Banche insolventi.

2) Si verrà a creare una tensione crescente fra la Bce e l’Fmi da un lato(che vogliono l’austerity)e i cittadini dell’UE (che non la vogliono). Le corse a prelevare dalle banche diventeranno un problema serio, possibilmente portando alla chiusura delle banche “per vacanza”. In molti paesi dell’UE la popolazione si solleverà controle misure di austerity e chiederà di uscire dall’Unione. Questo,o la Germania che per prima se ne esce dall’UE.

3) Tutte queste tensioni si dimostreranno troppo per quell’impero che è l’UE, e il suo apparato burocratico fallirà per mancanza di fondi. In altre parole l’UE si spezzerà e finirà.

4) I governi, specialmente quelli di Grecia,Spagna,Portogallo e Italia, continueranno ad accumulare debito anche dopo essere usciti dall’UE.

5) Se per allora un fallimento globale del sistema finanziario non sarà ancora arrivato, entità straniere continueranno a comprare gli assets privatizzati europei a prezzi da supersconto, in questo modo promuovendo/forzando l’uso della loro valuta in Europa. Questo farà peggiorare il conflitto fra i poteri finanziari dell’est e quelli dell’ovest.

Da qui in poi gli scenari potrebbero approdare alla soluzione bellica,così come sibillinamente paventato qualche giorno fa dalla cancelliera tedesca Angela Merkel...

Stay tuned

2 commenti:

  1. Interessante.

    Vorrei capire:queste cose le hai trovate in rete, così mi ci metto pure io cercare, oppure sei un economista ?

    grazie

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  2. Ciao Anonimo.
    No,non sono un economista.Sono piuttosto un curioso.Mi piace "conoscere","studiare",provare a "capire" nella misura in cui il mio modesto intelletto me lo consente.E poi condividere.

    La maggior parte delle informazioni vengono dalla rete,che è un mare magnum in cui si trova di tutto.Ovviamente bisogna selezionare le fonti.
    Io cerco,raccolgo,leggo ed elaboro a modo mio,senza nessuna pretesa di "accuratezza accademica",come tanti altri bloggers sembrano voler palesare.
    Per questo qualifico le mie come "considerazioni inutili",un pò per provocazione ed un pò...perchè è così.
    Sono miei punti di vista personali;giusti o sbagliati lo decide chi legge,se lo legge.

    Per quanto riguarda il pezzo di sopra,è in gran parte(come riporto all'inizio)preso dal lavoro di Demesteer,trovato su Zero Hedge.

    Spero di aver soddisfatto la tua curiosità.

    Saluti

    Ps:mi farebbe piacere rileggerti nei commenti con un nickname o il tuo nome,come preferisci.Leggere Anonimo è bruttissimo...

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