martedì 6 dicembre 2011

La manovra di Monti: in guerra con le baionette.

Quando il prof Monti ed il suo commando d'elite sono "atterrati" sul fronte italiano della guerra geofinanziaria globale (perchè di questo si tratta), eravamo tutti curiosi di vedere quali avanzatissime e strabilianti armi e tattiche di combattimento avrebbero portato ed usato.
Adesso che l'abbiamo visto, possiamo dire: "tutto qui?"
Insomma, ci aspettavamo armi al plasma, fucili laser, cannoni fotonici, scudi magnetici...Invece ci è toccato assistere all'imbracciamento delle solite baionette, ai mortai, alle pale per scavare le trincee ed allo sbieco "fuoco amico".

E allora, uscendo dalla metafora bellica,  ci troviamo a commentare l'ennesimo governo del "niente di nuovo".
Infatti, è un governo che attacca i redditi degli italiani agendo su due fattori fondamentali: i consumi, con l’aumento di ben due punti dell’Iva, e la rivalutazione al 60% degli estimi catastali su cui si fonda l’aumento impositivo sulla proprietà della casa. 

Ma quello che impressiona di più è la cosiddetta “riforma” delle pensioni.
Il sistema contributivo è una stangata mortifera per la stragrande maggioranza dei cittadini, ed è la quintessenza dell’egoismo neo-liberistico: i poveri saranno pensionati poveri, i ricchi saranno pensionati ricchi, chi muore prima non aiuterà chi vive di più dopo di lui, e i giovani che cominciano a lavorare a 30 o 40 anni lavoreranno tutta la vita, perché le pensioni non riusciranno a sottrarli alla povertà. 
Si è avuto anche il coraggio di deindicizzare le pensioni dei più poveri dall’inflazione;per cui, più si va avanti e più ci si impoverisce. Una roba che non s'era mai vista prima. 

Della flexsecurity, ossia un nuovo welfare sociale che sostenga chi si trova nell'indigenza tra l'uscita da un lavoro e la ricerca di un altro, non c'è la minima traccia. Come dire, "cari giovani e non, so' cazzi vostri".

La patrimoniale non è stata messa in campo, e qui si può anche essere d'accordo: non avrebbe fatto altro che far scappare i grandi capitali all'estero, e mazziare(come al solito) solo le classi piccole e medie.
Ci saremmo allora aspettati una disciplina fiscale seria delle rendite finanziarie ed ai prodotti finanziari. Invece se ne sono usciti con "l'imposta di bollo". Quest'ultima non fa che danneggiare i poveri risparmiatori dei Bot e dei Cct; mentre i grandi investitori milionari non ne soffriranno neanche il solletico, oltre ad essere un balzellino di entità ridicola: bell’equità!
Della misura sui capitali scudati ne ho parlato a caldo nel precedente post: il solito favore ai grandi evasori.

Tutti ci attendevamo delle corpose sforbiciate ai costi della politica, incluse le razionalizzazioni degli apparati burocratici inutili e costosi. Ci si aspettava un maggior rigore nella gestione delle casse pubbliche. 
Invece questo governo è lontano anni luce dal rigore della spesa. Si sono imposte solo tasse e non si è operato sul taglio della spesa, a meno che non ci si voglia lasciar prendere in giro dalla misura ridicola (ed economicamente risibile in valori assoluti) della riduzione dei numeri dei componenti delle giunte provinciali e delle authority.

Il federalismo fiscale, per esempio, riappare, sì, ridando ai Comuni capacità impositiva sulle prime case, e di questo va dato atto, ma di esso si perde lo spirito sostanziale che si fondava sul metodo dei costi standard diretti a eliminare gli sprechi e le inefficienze di una Pubblica amministrazione elefantiaca. Invece, ci si fa beffe dell’intelligenza di noi poveri mortali annunciando la liberalizzazione delle farmacie, ma solo per i farmaci di tipo C.

Ma vieniamo al punto forse più dolente.
Il super-governo dei tecnici crede che un sistema possa crescere con un carico fiscale sulle attività produttive ben superiore al 50%, come è il caso dell’Italia. Ebbene, senza detassare radicalmente il carico fiscale sulle imprese e sul lavoro l’Italia non riuscirà, invece, mai a crescere. È vero che si sono corretti alcuni effetti distorsivi dell’Irap, ma il tutto con una timidezza che veramente stupisce. Insomma, siamo sull’orlo dell’abisso e legati a quello che decideranno la Francia e la Germania sui maneggi e le revisioni dei trattati europei.

Il tutto avviene mentre gli Stati Uniti osservano ed indirizzano sornioni, al riparo delle mega-banche d'affari di Wall Street e con il supporto delle Agenzie di Rating, il corso degli eventi. 
Dalla crisi deve riemergere il dollaro in tutto il suo antico splendore. E qualora la gestione della crisi dovesse scappare di mano, c'è sempre una bella guerra da scatenare contro l'Iran.

Solo che questa volta potrebbe scappare di mano anche quella guerra, insieme a qualche testata atomica...

Stay tuned

 

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