mercoledì 8 agosto 2012

Euro: se mi lasci non vale...

Parlare della Germania e del suo ruolo nella crisi europea sembra sia diventato sintomo di un astio, o vero e proprio odio, nei confronti dei tedeschi. Molti sostengono che sia un modo deplorevole, tipicamente italiano, di auto-assolvere le proprie responsabilità di cattiva amministrazione della "cosa pubblica", scaricando così la propria frustrazione all'esterno; e più precisamente verso i primi della classe, ovvero i tedeschi.

Nel mio blog quando parlo della Germania è quasi sempre per evidenziarne un ruolo da "cattivo". Ma mi limito alla loro parte nella crisi del sistema Euro.
Per il resto ho una grandissima stima dei tedeschi. Ho ben presente il possente e fondamentale contributo della cultura tedesca al patrimonio di conoscenza europeo e mondiale. Il progresso tecnologico e scientifico dell'umanità deve tantissimo agli scienziati tedeschi. Per non parlare di quanto hanno dato alla filosofia, alla letteratura, alla poesia, al teatro ed alla musica...
Il loro grado di civiltà, ordine e lungimiranza è proverbiale. Chiunque abbia messo piede in un angolo qualsiasi della Germania può testimoniarlo.

Fatta questa doverosa premessa, caliamoci nel 21° secolo e nei suoi problemi. Più precisamente, entriamo nella spinosa questione "euro sì, euro no", e "a chi conviene la moneta unica e a chi no".