martedì 12 novembre 2013

Prostituzione minorile e ipocrisia dei media.

Ormai non posso più accendere la tv senza imbattermi in una trasmissione che indaga, approfondisce, discute, il nuovo dramma italiano: la prostituzione minorile.

È all'incirca da quando sono bambino, e ben prima di capire cosa fosse il sesso, che so che esiste la prostituzione; e come ogni bambino ho imparato che quello della prostituta è "il mestiere più antico del mondo".

Come tutti, da ragazzo ho visto e sentito di ragazzine che a 13, 14 o 15 anni si affacciavano precocemente in relazioni e rapporti sessuali; con coetanei a volte, con ragazzi di qualche anno più grandi molto più spesso.

Sesso ed adolescenza non sono fenomeni l'uno estraneo all'altro. Ovviamente si dirà, "è la prostituzione che lascia sbigottiti". Io invece non riesco a meravigliarmi più di tanto.

Anzi, tutta questa attenzione, tutto questo allarme, tutto l'armamentario dialettico di scandalo e sdegno in tv e sui giornali, a me sa di ipocrisia; di quella più viscida.

Non sono un sociologo, nè uno psicologo, ma non bisogna essere degli specialisti per vedere che il comportamento di queste ragazzine è "figlio del nostro tempo". Al netto del fatto che l'approccio al sesso sia parte integrante dell'adolescenza, la prostituzione libera da costrizioni fatta da tante ragazzine, ed oggi al centro dell'attenzione, è il naturale sbocco della decadenza socio-culturale attuale.

Guardate bene i teenager. Osservateli attentamente. Intravedete un segno particolare che può contraddistinguerli "ideologicamente"?

A me sembra che non ce ne siano. Anzi ce n'è uno: l'apparire a tutti i costi. L'immagine di sè che si proietta pubblicamente è il loro focus. Guardateli sui social network, su Facebook in particolare. Invariabilmente, e tranne rare eccezioni, comunicano se stessi con le foto:

  • dove sono,
  • quello che hanno addosso,
  • quello che posseggono,
  • il tempo libero.

La loro proiezione è sempre legata in qualche modo al consumo, al possesso e ad un'immagine vincente che ne consegue. Essere cool significa essere perfettamente aderenti ad un modello confezionato ed imposto dai media, dalla pubblicità. Essere diversi vuol dire manifestarsi come perdenti.

L'immagine stessa del sesso è alterata e massiva. Basta guardare in rete. Quello che non si dice mai è che il porno regna sovrano nella classifica dei siti visitati. Ed il porno di oggi non è quello che delle Moana Pozzi&Co; il sesso del web 2.0 è quello venduto e girato come "amatoriale", quello della porta accanto. Quello che fanno tutti...

Allora cosa c'è di strano per un'adolescente nel fare sesso in maniera massiva, senza nessuna intenzione "romantica"? E cosa c'è di strano nel voler essere cool? Se per esserlo non bastano le risorse dei genitori (vuoi per status economico, vuoi per scelta educativa), cosa c'è di strano nello sfruttare il corpo per avere quello che si desidera?

Che i media si scandalizzino, dopo che per anni sono stati il veicolo di diffusione di modelli sbagliati, ha qualcosa di profondamente vomitevole. Anche perché lo fanno pur sempre per inseguire l'audience; la stessa audience che serve per garantirsi il profitto della pubblicità; la stessa pubblicità che spingerà i ragazzi ad essere quello che vogliono loro: consumatori di prodotti, di loro stessi e delle loro vite.

 

2 commenti:

  1. sembri voler uscire dalla porta dell ipocrisia aprendoti ad uno spazio mentale nuovo ma poi sembri rienrtare nel triste spazio del luogo comune ?

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  2. Ciao melamarcia, benvenuta.
    Sono curioso di capire quale sia il luogocomunismo in cui mi infilo.

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